Terrorismo politico - Dallo stadio alla guerra civile
Ieri sono accaduti fatti che sarebbe grave errore catalogare come semplici "incidenti sportivi": abbiamo visto la regia calcolata di un terrorismo nazionalista che vuole colpire simbolicamente e praticamente il percorso di avvicinamento della Serbia all'Europa e con esso la solidarietà europea tutta.
Guai a sottovalutare i rischi di questa strategia politica che forse può trovare imitatori e alleati anche all'interno di altre tifoserie.
Francesco Maria Mariotti
(...) Si arriva così al 13 maggio 1990: in programma allo stadio Maksimir di Zagabria è Dinamo Zagabria-Stella Rossa, ma la domenica precedente si è tenuto il secondo turno delle prime elezioni pluraliste croate, che la nazionalista Comunità democratica croata (Hdz) di Franjo Tudjman ha vinto a mani basse. Sono tremila gli ultras belgradesi che partono per Zagabria, con alla loro testa il trentottenne Zeljko Raznatovic´ detto Arkan, un pluripregiudicato che ha soggiornato per le carceri di mezza Europa, protagonista di spettacolari rapine e spettacolari evasioni, che però è protetto dai servizi jugoslavi: capo della sicurezza di una discoteca belgradese, organizza gli ultras della Crvena Zvezda in una pasticceria regalatagli dalla dirigenza della squadra. Già durante il viaggio in treno i Delije sfasciano le carrozze e terrorizzano i passeggeri. Poi, andando verso lo stadio, rompono le vetrine di tutti i negozi che incontrano. Sugli spalti sradicano cartelloni pubblicitari e sedie, intonando slogan provocatori: "Zagabria è Serbia"; "uccideremo Tudjman". (...) già il 30 maggio il Parlamento croato annuncia una nuova Costituzione. Ad agosto i serbi di Croazia indicono un referendum per proclamare la loro autonomia. Il 26 settembre a Spalato i tifosi di Hajduk e Partizan inaugurano l’ultimo campionato della Jugoslavia unita affrontandosi a colpi di spranga. Il 30 settembre un Consiglio eletto dai serbi di Croazia proclama l’autonomia. Il 22 dicembre 1990 è il Parlamento di Zagabria che approva quella nuova Costituzione per cui i serbi si trovano degradati da "nazione costitutiva" a "minoranza nazionale". Il 23 dicembre 1990 un referendum proclama l’indipendenza slovena. Il 31 marzo 1991 un ufficiale croato viene ucciso da dei serbi. Il 9 aprile la polizia croata si proclama Guardia nazionale. A maggio il veto dei serbi a Stipe Mesic blocca la presidenza federale. Il 19 maggio si tiene il referendum sull’indipendenza croata, che verrà proclamata il 25 giugno. E' ormai iniziata la Guerra di indipendenza croata che durerà fino al 1995, e che provocherà oltre ventimila morti. Durante e dopo si combattono anche la Guerra di indipendenza slovena del 1991, con una sessantina di morti; la Guerra della Bosnia-Erzegovina del 1992-95, con quasi centomila morti; la Guerra del Kosovo del 1999, con un bilancio variamente stimato tra le quindicimila e le trentamila vittime; l’Insurrezione albanese della Valle di Preševo del 2001, con una cinquantina di vittime; il conflitto in Macedonia del 2001, con un altro paio di centinaia di morti. Arrestato dai croati il 29 novembre 1990, mentre è impegnato in un traffico di armi a favore delle milizie che stanno organizzando i serbi di Krajina e Slavonia, liberato in modo misterioso il 14 giugno 1991, Arkan si metterà poi ad arruolare proprio tra "eroi" e "becchini" la milizia paramilitare delle Tigri, che ricicla i cori da stadio come inni di guerra ed è armata fino ai denti: perfino carri armati ed elicotteri. Attivi in Croazia, in Bosnia e in Kosovo, gli ultras armati di Arkan si renderanno colpevoli di atrocità inenarrabili: quattrocento omicidi a Bijeljina nell’aprile del 1992; seicento a Brcko e ventimila nella zona di Prijedor nelmaggio 1992; ottocentottanta a Sanski Most a giugno; settecento a Cerska tra il febbraio e il marzo del 1993… Le testimonianze parlano di campi di concentramento, uomini bruciati vivi, fosse comuni riempite con cadaveri di donne e bambini. Ci sono gli uomini di Arkan anche tra gli autori delle esecuzioni di massa a Srebrenica. Nel contempo, il leader delle Tigri può coltivare ormai in larga scala la sua antica vocazione per la rapina, che assieme ai traffici di armi, benzina, sigarette e auto rubate lo rende un uomo ricco. Esaltato da canzoni popolari, celebrato dalla Chiesa ortodossa, sposato a una cantante folk di 21 anni più giovane con un matrimonio da favola, dopo che gli Accordi di Dayton lo costringono a smobilitare le Tigri lui si butta in politica, con un partito che nel 2000 otterrà quattordici seggi al parlamento di Belgrado. Inoltre diventa a sua volta presidente di una squadra belgradese: la modesta Obilic´, che però nel 1995 vince la coppa, nel 1997 fa addirittura l’accoppiata scudetto-coppa e nel 1998 può dunque partecipare alla Champions League. Dicono in molti, grazie alle minacce che Arkan fa arrivare alle squadre avversarie. (...)